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Dolomites Maadness

BIANCANEVE E LE MINIERE DEL FURSIL

Si dice che, quando su tutta la Terra infuriavano guerre e carestie, in una piccola località a sud delle “sette montagne di vetro” – sette grandi ghiacciai delle Alpi orientali – tra le Dolomiti, nelle viscere del monte Pore, prosperasse invece parte del leggendario Regno di Aurona, ricco di oro, argento, ferro e pietre preziose. Qui, grazie al sacrificio di una “Delibana”, Vergine prescelta per essere abbandonata sette anni in miniera e assicurare così fertilità alla vena sotterranea, un laboriosissimo popolo di Nani minatori garantiva una continua provvigione di ferro, al vicino Castello di Andraz. Questo almeno fino a quando l’ultima Delibana, non si sacrificò per le altre, facendo così anche estinguere la ricca vena mineraria.

 

 

Un plot, quello di Delibana e dei sui piccoli minatori, che lo studioso Giuliano Palmieri vuole sia stato il suggestivo impianto su cui, raggiunti da questa leggenda ladina importata in Germania dalle maestranze che avevano lavorato nelle miniere del Fursil (Wersil), i fratelli Jakob e Wilhelm Grimm, costruirono la trama della fiaba delle fiabe, quella di Biancaneve e i sette Nani.

 

 

Siamo nel territorio del delizioso comune di Colle Santa Lucia, uno dei più settentrionali della provincia di Belluno, particolarmente amato per i panorami mozzafiato sulla valle del Cordevole e sui Monti del Civetta, Pelmo e Marmolada e, secondo quanto riportano le cronache, noto come un rilevante centro minerario che, nel 1177, Federico I “Barbarossa” Hohenstaufen, assegnò al convento di Novacella (Bressanone) per l’estrazione di un fenomenale minerale ferroso, ricco di manganese e per questo resistente come l’acciaio.

 

 

 

Dal Medioevo alla metà del 1700, e in un breve periodo fra le due grandi guerre con definitivo abbandono nel 1945, – ci spiega il suo assessore al Turismo, Maurizio Troi, guidandoci alla scoperta della piccola Miniera dei Vauz – Colle Santa Lucia è stato un centro rilevante per l’estrazione di materiale ferroso, in particolare di un ferro, un acciaio naturale prezioso per la produzione delle spade, famose e ricercate in tutta Europa. Per questo motivo l’area fu a lungo contesa tra il Vescovo di Bressanone e il vicino territorio della Repubblica della Serenissima. Buona parte del minerale estratto – ci spiega ancora – veniva lavorato qui vicino, lungo la Strada della Vena nei forni di Andraz e Piccolino per i mercati del centro Europa e nei forni del Cadore, Caprile e Pescul, per essere trasportato nella zona di Belluno e Santa Giustina per un’ultima lavorazione, quindi a Venezia”.

 

L’itinerario su cui transitava il ferro, la Strada della Vena, quindi la Strada del Ferro, è oggi una meravigliosa passeggiata tra miniere e piccole frazioni di montagna, perfettamente percorribile partendo dalla piazza di Colle Santa Lucia, dove sorge Palazzo Chizzali-Bonfadini, già sede amministrativa delle Miniere del Fursil e oggi dell’Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan, in cui si possono ricevere informazioni od organizzare un tour con l’Associazione Turistica attraverso i suggestivi boschi di larice e abete di Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana, a quota pressoché costante e senza grossi dislivelli, magari unendo anche la visita del Museo del Castello di Andraz  (3-4 ore di camminata leggera) 13 km, per rendere completa l’esperienza sulle tracce dell’antica attività mineraria delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità Unesco.

 

 

Le Miniere del Fursil, di cui fino a oggi sono visibili gli imbocchi sono Breda, Ru, Costalta, Troi, Zenghe e, visitabile internamente, la miniera dei Vauz, costituirono dunque per secoli, il principale sistema economico sul quale si reggeva questa parte del Sud Tirolo e l’adiacente territorio veneziano. Ma l’attrattiva di queste miniere non è solo legata alla loro storia, vista la fama che arrivò fino ai fratelli Grimm:

 

La storia delle miniere di ferro del Fursil ci offre tantissime informazioni storiche – ci ricorda l’assessore Troi – ma si rivela altrettanto importante per l’evocazione culturale che assicura, rispetto ai nostri luoghi e alla storia ladina- tirolese in particolare. In questo caso, il mondo delle miniere è soprattutto un mondo magico, sconosciuto, sotterraneo, e che quindi sollecita, in chi lo visita, emozioni contrastanti: timore e coraggio, curiosità per il passato e desiderio di scoperta. Con le figure di Streghe, Re, Regine, Nani, e tesori inestimabili custoditi nei più oscuri meandri nella roccia. Per questo l’Amministrazione di Colle Santa Lucia – conclude l’assessore al Turismo – vuole riaprire al pubblico alcune gallerie, e renderle percorribili con un trenino che riavvicini i turisti a queste storie, completando il progetto di recupero dell’intero sito, già parzialmente aperto alle visite grazie a un percorso storico culturale che, tra sentieri e pezzetti di strada asfaltata, costituisce soprattutto con la bella stagione una meravigliosa passeggiata tra ambiente, storia e cultura”.

 

In questo modo, la fiaba di Biancaneve e i sette Nani, così come molte altre legate a questo territorio, diventate celebri nelle raccolte di Karl Felix Wolf, tornerebbe in vita nel suo originario scenario storico-ambientale, per la gioia di grandi e piccini.

 

Testi a cura di Lucia Filippi

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