Un percorso nella storia.
Partire dalla storia che narra di Principi e Damigelle per arrivare a respirare una storia più recente, fatta di sofferenze e speranze, la storia della Prima Guerra Mondiale. Il tutto immersi come sempre nella magia del territorio del Medio Alto Agordino: montagne straordinarie, natura unica e incontaminata, pascoli costellati di malghe e tabià, boschi ricchi di specie vegetali e animali.
Tutto questo e molto altro vivrete attraverso questo itinerario che vi proponiamo. E’ un itinerario che si snoda su 5 km circa con un dislivello di 800mt. In inverno si può fare con ciaspe o ramponcini. Molto utili i bastoncini, specie in cresta dove non ci sono appigli. Il percorso non è difficile, ma richiede certamente molta attenzione e un pò di conoscenza della montagna. Ed è percorribile solo in condizioni di giornata soleggiata e priva di vento.
Si parte dal parcheggio nei pressi del castello (1725 mt).
I primi cenni storici del castello, che sorge su di una roccia errante, sono successivi al 1000 ed è stato per secoli di proprietà del Vesovo di Bressanone. Nicolò Cusano fu senz’altro l’ospite più illustre di Andraz. La sacralità del luogo, la concorrenza di più culture, la bellezza del paesaggio e la straordinaria conservazione del’ambiente naturale ne fanno uno dei simboli di grande fascino: una sintesi di ciò che ha portato al riconoscimento dell’UNESCO delle Dolomiti quale “Patrimonio dell’Umanità”.
Prendiamo il sentiero CAI 21, immerso nel magnifico bosco per il primo chilometro che ci condurrà presto in una radura meravigliosa seminata di antichi fienili e tabià in legno. La prima delle cime che scorgiamo è ill SettSass, un tempo linea di trincea delle truppe austriache. Procedendo verso destra, il nostro sguardo trova ampi spazi sulle bellezze delle Dolomiti: Nuvolau Averau, Falzarego e Tofana, mentre di fronte a noi, ben visibile, sarà la croce sulla cima della nostra mèta. Raggiungiamo il bivio segnalato e saliamo verso sinistra, iniziando così il tratto più impegnativo ma senz’altro più suggestivo. Guadagnamo la cresta che ci apre la vista, prima negata, verso la Val Badia. Passo dopo passo, accompagnati dalla maestosità di quanto ci circonda, saliamo quasi in punta di piedi…. rispettosi delle vite che qui hanno purtroppo trovato la loro fine, trionfanti di dignità e amore per la patria. Alcune trincee infatti ci ricordano quanto successo tra queste rocce, sotto questo stesso cielo, ora silenzioso, limpido, rassicurante.
Colmi di emozioni, restiamo in cresta e raggiungiamo in un’oretta circa la vetta del Col di Lana (2452 mt), anche detto Col di Sangue per la sua triste storia. La sua attuale morfologia, un enorme cratere alla base della montagna che le dà sembianze di vulcano, infatti, si deve alla decisione presa, nel gennaio del 2016, dall’esercito italiano, di far esplodere una mina di 5 tonnellate alla base della montagna per sconfiggere l’esercito austriaco ed aprire un varco verso ovest. Il 17 aprile alle 23.30 venne fatta saltare in aria la montagna e metà dei soldati austriaci furono sterminati. Anche se però, lo scopo italiano non venne raggiunto e si dovette arrendere alla potenza austriaca con la Disfatta di Caporetto.
Da quassù il panorama è di una bellezza disarmante e ci si chiede quasi cosa pensassero gli uomini che, sotto divise e distintivi, vedevano queste immense cime per l’ultima volta.
Dopo una sosta al Bivacco Brigata Alpina rientriamo per la stessa strada, con il cuore colmo di emozioni, certi di aver vissuto esperienze che non dimenticheremo mai.
Il Medio Alto Agordino è anche questo: Storia ed Emozioni uniche.