
NEL REGNO DI SOTTOGUDA CON RE OMBRO E LA PRINCIPESSA OMBRETTA
È uno dei borghi più belli di Italia, recita la targa alle porte del delizioso e pittoresco abitato di Sottoguda; è il regno magico di Re Ombro e della bellissima principessa Ombretta, è la storia che vogliamo raccontare oggi a tutti i bambini.
Sottoguda, frazione del comune di Rocca Pietore a 1.250 mt sul livello del mare, è il villaggio che si estende subito sotto la Marmolada e Malga Ciapela, e a questa direttamente collegata dall’impressionante gola dei Serrai, l’antico ingresso al regno di Re Ombro, appunto. Dalla luce al buio. E poi di nuovo alla luce del sole al cospetto della Regina Madre, la Marmolada.
D’estate Sottoguda, illuminata dal sole pieno, è la pace degli occhi. E ci racconta la prima parte della fiaba di Re Ombro, ovvero quando egli si innamorò della principessa Ombretta, quando, con gran sfoggio di industriosità e fantasia, le costruiva e donava meravigliosi giocattoli in ferro battuto, animali alati e personaggi di fiaba, quando passeggiando per le vie del suo Regno incantato la corteggiava scegliendo, uno a uno, per lei, i fiori più belli dai balconi dei suoi sudditi.
L’atmosfera che si respira ancora oggi, da maggio a settembre, è proprio quella del gran giorno fissato per le nozze di Re Ombro e della principessa Ombretta, con i preparativi che fervono nella romantica chiesetta intitolata ai Santi Fabiano, Sebastiano e Rocco, e che proprio dai tre santi sarà poi salvata nel 1881 durante un furioso incendio.
A Sottoguda è insomma ancora il giorno della gran festa, giorno in cui Re Ombro aveva chiesto ai suoi sudditi di spalancare porte e finestre degli antichi fienili (i tabiéi) edi lucidare gli attrezzi più preziosi a simboleggiare la grande tradizione e la laboriosità della sua piccola comunità.
Ma poi rapido, ecco, arriva l’autunno e le prime ombre si allungano sui fienili e le pietre grigie. La luce volge dal giallo oro al blu turchino e porte e finestre non sorridono più. Entriamo nella seconda parte della fiaba, e la porta che ci accoglie è un portone maestoso, un po’ spettrale e interamente fatto di bronzo. È l’ingresso del Serrai (dal verbo serrare, chiudere) ed è l’inizio del lungo inverno, del buio. Quando la matrigna di Ombro, che non ha dato il suo consenso alle nozze per fare primeggiare le proprie figlie, ha fatto sparire la principessa Ombretta, trasformandola in pietra. Siamo nel mood di quando Re Ombro è disperato, e l’aria un po’ mesta di questa stagione incipiente sembra parlare proprio di lui. È partito alla ricerca dell’amata, scavalcando in lungo e in largo le montagne della valle che porta ancora oggi il nome dell’amata Ombretta.
La gola del Serrai è un canyon lungo 2,5 km, oggi Riserva Naturale, in cui scorre vivace il torrente Pettorina. Quando Sottoguda era in festa, e splendeva il sole, vi transitavano in un eterno chiacchiericcio pastori con i loro greggi, taglialegna e commercianti di legname, contadini con la falce di ritorno dagli alpeggi.
Da novembre all’inizio della primavera tutto invece si ferma. Persino il trenino che con la buona stagione, in ricordo degli antichi traffici, sale e ridiscende la valle in 20 minuti di viaggio trasportando turisti ed escursionisti, per l’inverno si ferma. E si fa silenzio ovunque. Adesso, infatti, tutto intorno si alza verticale soltanto la roccia, ed è difficile indovinare in quale pietra sia stata tramutata la bellissima principessa Ombretta. La neve pian piano ricopre le piccole stazioni intermedie del percorso, la neve si trasforma in ghiaccio. Si gelano le cascatelle del Franzei, riappare l’ammirata Cattedrale di ghiaccio e le numerose fenditure del Serrai trasformano questo posto magico in un giardino d’inverno bianco-turchino in memoria della principessa Ombretta. Nei mesi da dicembre a marzo, lo abitano soprattutto gli escursionisti con le racchette o i free-climbers che arrampicano le pareti di ghiaccio per arrivare a vedere di nuovo la luce.
Re Ombro dicono abbia trovato rifugio e serenità alla corte della Regina Madre Marmolada che, più benevola della matrigna, lo tiene accanto a sé tra le sue nevi eterne. Così almeno dicono i pastori che ancora transitano sotto la parete sud della grande montagna e che ancora oggi, ogni tanto, riconoscono il canto triste di Ombretta: “Son di sasso e non mi muovo; sono roccia in Marmolada; Sono una figlia abbandonata e non ne so il perché…”.
Intanto sulla Marmolada il cielo sta tornando blu e, dal buio, siamo di nuovo nella luce. Dall’ombra rispunta il sole: una nuova primavera spunterà tra i ghiacci e il Regno di Re Ombo spalancherà come ogni buona stagione i Serrai al suo trenino blu. Tu tuuu, in carrozza cari bambini: si parte!
Intervista a Donato Costa, autista del trenino blu dei Serrai.
Testi a cura di Lucia Filippi
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