GO UP

Dolomites Maadness

SAN LUCANO, LA VALLE DEL CUORE

Candidata a battere il Guinness dei primati per la sua profondità di epoca glaciale, senz’altro batte ogni record per l’amore che le tributano i suoi abitanti e i turisti abitué della Conca Agordina. 

Uno degli angoli più strani e impressionanti della terra, si erge con impeto pauroso l’architettura massima di tutte le Dolomiti, il monte Agnèr che, per contemplarlo dal fondovalle, bisogna torcere la testa in su”.

Dino Buzzati, 1956

È davvero tutto un mondo a sé, un posto senza tempo, eppure ricco di storia e di vita.

È la Valle di San Lucano, località da Guinness dei primati per la sua profondità tra le montagne e Museo all’aperto per geologi e botanici. È un tesoro naturalistico, un’oasi incontaminata, una di quelle passeggiate che ti legano a un posto per sempre. Non a caso è il grande amore, ricambiato, di tutti i taiboner che, alla valle di San Lucano, dedicano pezzi importanti delle proprie storie, celebrandovi matrimoni, trascorrendovi le feste più importanti, onorandola con i pellegrinaggi, animando la Sagra di San Lucano, senz’altro compiendovi delle favolose arrampicate e rigeneranti passeggiate.

Di passaggio nella Conca Agordina, non la immagini così bella. Defilata, di sguincio com’è tra le cime del monte Agnèr (2.872 mt) e le Pale di San Lucano (2.406 mt), potresti pensare a un suggestivo ingresso per alpinisti fanatici delle Alte Vie. Ma non è solo questo: incamminandoti a piedi, direttamente dal centro dell’abitato di Taibon, o in macchina fino al villaggio Col di Prà, il primo impatto di canyon stretto e buio cede piano piano a una natura libera e potente. Seguendo l’itinerario forestale di 7 chilometri che corre lungo la riva destra del Tegnàs, circondato dalle pareti verticali di roccia che s’alzano per 2.000 metri fino al cielo, ti ritrovi estasiato, da tanti scorci incredibili, fino in fondo quando, la vista sulle Pale dei Balconi e sulla corona di cime della Valle di Angheraz ti ricolma della fatica.

La immagineresti una valle fine a se stessa e la scopri invece popolata di una piccola frazione, antiche cave, calchere (fornaci di calce), con il laghetto delle Peschiere, le cascate, una chiesa intitolata a San Lucano e una piccola locanda.

Tutto questo distribuito però in una natura straripante e dominante, con la più grande varietà di flora e di fauna che, un così piccolo territorio, tra l’altro appena a pochi chilometri dai centri abitati moderni della Conca, possa immaginare.

Qui infatti è ancora facile imbatterti in linci, falchi, vipere dal corno, lupi, e naturalmente camosci e caprioli. E poi vi si avventurano ancora gli orsi, discendenti di quel bestione che nel 430 dopo Cristo rese famosa questa valle e poi Santo l’ex vescovo Lucano che di qui era passato diretto a Roma e di questi posti si innamorò facendo di una caverna, ancora oggi meta di pellegrini, la sua dimora eterna.

Così come è unico e simbolo di Taibon, El Cor, un foro nella roccia dalla caratteristica forma a cuore, che si trova in corrispondenza della cresta che si affaccia sulla Valle di San Lucano. L’approccio è riservato esclusivamente ai più esperti, e accompagnati da una guida alpina, poiché richiede capacità di arrampicare sia in salita che in discesa.

Ma la caratteristica più emozionante di questo paradiso della Natura è forse il suo essere vissuto sempre appieno dai suoi abitanti.

Dall’epoca glaciale (di cui sono ancora visibili tutti i segni) ad oggi, la Valle di San Lucano è stata amata e rispettata. Pur vivendola, costruendovi cioè case e piccole imprese, e ricostruendole da capo a ogni frana, come quella che nel 1630 distrusse la chiesa con le spoglie di San Lucano, o quella del 1908 quando sotto terra e pietre scomparvero le frazioni di Lagunaz e Prà; aprendovi locande di ristoro, portandovi sagre e piazzole attrezzate, pubblicizzando sentieri e itinerari in mountain bike. Nonostante ciò, tutto è ancora straordinariamente integro e preservato. E nulla ha potuto nemmeno la furia della tempesta Vaia, ennesima calamità che nell’ottobre del 2018 si è infilata in questo Paradiso terrestre facendo molti danni, rispetto all’amore con cui la popolazione la sta coccolando, curandone una a una le ferite in questa fase di delicata convalescenza.

 

 

Testi a cura di Lucia Filippi

Photo Credits © Capitale Cultura Group