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Dolomites Maadness

SI VA SULLA MONTAGNA DOVE LA FUNE CI PORTERÀ

Negli anni ’60 aumenta la possibilità per l’uomo di arrivare velocemente in cima alle montagne e magari anche di ridiscenderle su un paio di sci

La storia del turismo ad Arabba ha due date scolpite nel cuore: l’anno 1910, quando realizzata la strada SS48 da Bolzano a Cortina, cominciarono a sorgere i primi alberghi, e il 1962, anno di nascita del primo impianto di risalita, una slittovia – grande slitta con 10 posti tirata con un argano – a cui segue lo skilift, e poi la prima seggiovia monoposto Burz. Fino ad allora, e tutto sommato fino al 1974, quando Arabba, unendosi ad Alta Val Badia, Val Gardena, Plan de Corones, Cortina d’Ampezzo e Val di Fassa, inaugura il carosello del Dolomiti Superski, che oggi conta 450 impianti di risalita e ben 1.200 chilometri di piste, questa meraviglia naturale veniva scelta solo dagli abitué di Cortina che, attirati dalla montagna Regina delle Dolomiti – la Marmolada – o alla ricerca di imprese sportive forti e paesaggi incontaminati, venivano a trascorrere una giornata da questo versante, con le sole pelli di foca sotto gli sci.

È nato così il turismo invernale ad Arabba e Walter Finazzer, direttore degli Impianti a fune Arabba-Marmolada, vi ha dedicato la vita professionale ben 42 anni fa. Quando, allora studente quattordicenne, arrotondava la stagione all’impianto del Pordoi. 

Da allora, ne è passato di turismo da queste parti! Il mitico giro dei 4 passi, meglio conosciuto come il Sellaronda, il Giro della Grande Guerra, dell’Armentarola, e l’ammodernamento continuo degli impianti, sempre più veloci e più comodi (con la cabina e il sedile riscaldati).

In inverno sono 26 gli impianti aperti e 12 milioni i passaggi tra Arabba e Marmolada, ma è in aumento costante anche il turismo estivo, grazie anche alla riscoperta della bicicletta, nelle versioni mountain e e-bike, come attività da fare in quota e alla realizzazione di sempre nuovi tracciati dedicati.

La chiacchierata con Finazzer ci ricorda il mestiere dell’impiantista, che poi da queste parti è spesso il secondo lavoro di chi d’estate ha prati o animali da curare. E comunque diventa punto d’osservazione privilegiato per studiare l’evoluzione del turista o dello sciatore.

“Inizialmente gli ospiti venivano qui – dice Finazzer- per fare del sano relax, con soggiorni addirittura mensili negli alberghi. Oggigiorno, con l’avvento della tecnologia, c’è stato un cambio di mentalità, soprattutto nel concepire la vacanza come un’attività sempre di più in movimento, fatta di spostamenti continui per vedere e godere di più posti e per i quali si richiedono sempre più servizi e garanzie”.

“In tal senso, ce l’abbiamo messa tutta – dice Finazzer – anche in occasione della tempesta Vaia di ottobre 2018, quando, fortunatamente senza vittime né danni irreparabili, abbiamo lavorato giorno e notte per liberare le piste dalle piante, riuscire ad assicurare l’approvvigionamento dell’acqua per l’innevamento artificiale, mettendo in sicurezza le frane: il tutto per aprire regolarmente la stagione sciistica i primi di dicembre.”

In cambio, per i turisti che sanno apprezzare Madre Natura e le sue montagne, c’è la pista più bella e lunga delle Dolomiti, quella della Marmolada, e la pista più adrenalinica, quella di Porta Vescovo, nonché la meravigliosa possibilità di prendere 290 impianti senza togliersi gli sci dai piedi (compresa quella di essere trasportati trainati da dei cavalli) e poi, più che mai vivo (anche in concomitanza con le prossime Olimpiadi invernali Miano-Cortina), cresce il sogno di un nuovo collegamento con Cortina d’Ampezzo.

Testi a cura di Lucia Filippi

Photo Credits ©Capitale Cultura Group e ©Arabba Fodom Turismo